mercoledì 6 ottobre 2010

Corriere Canadese - La speranza nasce dal “made in carcere”

Il “Jail tour” di Paolo Massenzi tra le 80 cooperative dei detenuti italiani. Di FILIPPO CIONI. Articolo pubblicato il: 2010-10-04

ROMA - Ti capita di viaggiare in autostrada un giorno di autunno, proprio mentre la radio dà la notizia della morte assurda di Stefano Cucchi. La vita di un uomo può cambiare anche così, pensando a quella spezzata di un altro. È la storia di Paolo Massenzi, romano, 45 anni, che da due mesi ha iniziato un tour indipendente per le carceri italiane a bordo di un camper anni ‘80.
 Ha lasciato il suo lavoro di problem solver e si è immerso in quello più difficile del confronto, del capire. «Volevo capire se nelle carceri italiane ci fosse qualcosa di buono», dice, per lui che ha fatto del comprendere un’esigenza morale. Paolo si è fatto già 16mila chilometri lungo lo Stivale, ha visitato tante strutture carcerarie, ha aperto il sito www.recuperiamoci.org, ormai il punto di riferimento per le cooperative di detenuti.
Il lavoro di Paolo è quello di raccogliere, catalogare e poi portare in giro col suo camper il cosiddetto “made in carcere”. «Ci sono almeno 80 cooperative - racconta Paolo - che ho incontrato nel mio “Jail Tour 2010” e che producono, con professionalità, abbigliamento, generi alimentari, mobili e altri prodotti riciclando spesso materiali che altrimenti andrebbero buttati. Sono almeno 450 articoli, la mia speranza è di aprire presto un emporio a Roma cercando di valorizzare l’economia carceraria, che spesso non ha la possibilità di entrare nel mercato».

Quello che già sta facendo, mostrando in giro per l’Italia la creatività di persone che cercano di ritrovare una dignità nel lavoro. «Il nome “recuperiamoci” - conferma Paolo - non è stato scelto a caso. C’è la volontà di lanciare una messaggio, che il lavoro è capace di dare a queste persone un riscatto. Purtroppo ancora oggi si registra solo una minoranza di detenuti inseriti in progetti lavorativi. Un peccato, se si pensa che la recidività di chi lavora è del 10% contro il 70% di chi non ha un impiego. Insomma, il lavoro offre davvero una possibilità di recupero della propria persona».

Partito da Alba il 12 luglio, il “Jail Tour” ha toccato diverse regioni italiane e strutture carcerarie, collezionando il buono che c’è dietro le sbarre «che - dice Massenzi - è davvero tanto».

http://www.corriere.com/viewstory.php?storyid=102538