domenica 17 ottobre 2010

"Valelapena", atto secondo - Gazzetta di Alba 12/10/2010

Conclusa la vendemmia in carcere. Prevista una produzione di circa 2 mila bottiglie

di CORRADO OLOCCO

Fa un certo effetto vedere dalle nostre parti la vendemmia in un vigneto pianeggiante. Ma fa ancora più effetto vedere attorno ai filari muri di cemento alti una decina di metri. La seconda vendemmia nella casa circondariale di Alba si è svolta la scorsa settimana con ottime prospettive. «In un’annata difficile dal punto di vista climatico, l’uva è migliore rispetto all’anno scorso. È stata fatta un’adeguata sfogliatura. Inoltre, i muri di cinta creano un microclima particolare, per cui fa sempre un po’ più caldo rispetto all’esterno e ciò è stato importante ad agosto, quando nel vigneto il freddo si è sentito meno», spiega l’agronomo Giovanni Bertello, che cura i corsi di agricoltura nella casa circondariale, sfociati nel progetto che ha portato alla nascita del vino "Valelapena".


Giovanni Bertello e il direttore della Cantina dell’Enologica Carlo Arnulfo.

Quest’anno nella vigna hanno lavorato 1617 detenuti. «Devo ringraziare la Direzione della casa circondariale e la Polizia penitenziaria per la disponibilità. Nonostante l’organico ridotto hanno fatto gli straordinari per consentire la lavorazione nel vigneto», continua Bertello.

La scorsa settimana i detenuti hanno raccolto circa 20 quintali di uva, prevalentemente Barbera e Nebbiolo (e un po’ di Dolcetto). La produzione si aggirerà sui 15 ettolitri, pari a circa 2 mila bottiglie, il doppio rispetto all’anno scorso. L’uva è stata portata alla Scuola enologica per la vinificazione. Spiega il vicedirettore della cantina dell’Umberto I Vincenzo Barbaro: «È una bella iniziativa, che lancia un messaggio positivo e ha avuto un ottimo riscontro all’ultima edizione di Vinum, quando il "Valelapena" era presente nello stand della nostra scuola. È un progetto serio e un’esperienza utile per i ragazzi». A vinificare il "Valelapena 2010" saranno gli alunni delle due classi seste, nell’ambito del "Progetto cantina", che ha l’obiettivo di avvicinare i ragazzi al mondo del lavoro.

La direttrice del carcere Giuseppina Piscioneri (seconda da sinistra)
con Paolo Massenzi (terzo da sinistra), le educatrici Raffaella Messina e
Letizia Crisman, il comandante della Polizia penitenziaria Gerardo D’Errico,
l’ispettore capo Mauro d’Agostini, l’agronomo Bertello
e il medico del carcere Paolo Lorusso.

Sottolinea il direttore cella cantina dell’Enologica, Carlo Arnulfo: «Ai ragazzi piace questa attività; è un vino diverso, una novità. Gli studenti fanno analisi, controlli e seguono ogni giorno la vinificazione. Sarà un vino varietale, di media struttura, da bere giovane, con una gradazione sui 12,5°».

«L’iniziativa ha avuto risultati positivi, grazie alla qualità del vino e al nome scelto. Il progetto ha ricevuto l’elogio da parte del Ministero della giustizia. Siamo molto soddisfatti », aggiunge la direttrice della casa circondariale di Alba, Giuseppina Piscioneri.


Uno dei principali acquirenti del "Valelapena 2009" è stato Paolo Massenzi, ideatore del progetto "Recuperiamoci", nato, come ha spiegato Massenzi, «per far emergere quanto c’è di buono nelle carceri italiane» promuovendo i prodotti realizzati negli istituti di pena. La prima tappa del tour, iniziato a luglio da Massenzi a bordo di un vecchio camper ribattezzato Jail mobile, è stata proprio la casa circondariale albese, "scoperta" via Internet grazie all’educatrice Raffaella Messina. Sabato scorso, Massenzi è tornato ad Alba. «Il "Valelapena" piace. È un vino di qualità (Massenzi ha alle spalle anche un corso da sommelier, nda) e il mix tra l’uva prodotta in carcere e la vinificazione effettuata da una Scuola enologica prestigiosa si è rivelato vincente. Pochi prodotti hanno avuto riscontri così positivi. Il "Valelapena" ha fatto il giro dell’Italia. Piace per il nome, ma non solo», afferma Massenzi, che nel suo tour ha "censito" 460 prodotti realizzati in carcere.

Una bottiglia di "Valelapena" si trova nella bottega dell’associazione Libera a Palermo e prossimamente il vino albese potrebbe approdare a Eataly, in un evento legato alla ristorazione con prodotti nati in carcere al quale Massenzi sta lavorando.